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Festa

Cenni storici sul culto della Divina pastora e le sue origini

Prima di dare dei cenni sul’arrivo della immagine della Divina pastora facciamo un pò di chiarezza e vediamo da dove nasce il culto della Madre di dio con il titolo di Divina Pastora.

La sacra effigge

Il culto nasce nel 1703 in spagna, per opera dei frati capuccini.

La messa e la liturgia delle ore fu approvata da papa pio Vii nel 1801.

II testo di questa celebrazione è stato approvato dalla Congregazione per il Culto Diyino il 28 luglio 1991. La Messa della beata Vergine Maria, Madre del buon Pastore, si può celebrare come messa votiva nelle ferie del tempo ordinario e per necessità particolari, quando è permesso da calendario.

Fonte: http://www.annunziatine.org/libro_liturgia_Famiglia_Paolina/8.B.V.Maria_Buon%20Pastore/B.V.MARIA_BUON_PASTORE.pdf

Padre Isidoro di Siviglia, dell’ordine dei Cappuccini, nella parrocchia di Macarena, vicina a San Gil, promosse una processione con la croce e la bandiera dell’Immacolata Concezione. Fu un corteo mai visto prima in Siviglia a causa della folla entusiasta che si era radunata. Mosso da questa esperienza e dopo aver pregato molto durante la notte, Padre Isidoro fu ispirato a far realizzare un dipinto di Maria nelle vesti di una pastorella, circondata da pecore. Egli commissionò il quadro all’artista Miguel Alonso de Tovar, grande discepolo di Murillo.

L’8 settembre 1703, festa della Natività della Vergine, la prima processione si svolse con la tela che venne mostrata ai fedeli. A quel tempo l’eresia giansenista colpiva l’Europa, e c’erano attacchi contro la fervente devozione mariana; è in questo contesto che Padre Isidoro promosse il culto di Maria . Da quella volta tale devozione, insieme alla caratteristica immagine della Divina Pastora, si diffuse in Spagna e Portogallo e nei paesi dell’America Latina attraverso le missioni popolari del Beato Diego Josè de Càdiz e Padre Stephen Adoàin. Piu tardi si diffuse anche nelle altre nazioni europee.

Fonte:

https://paulus.net/100anni/documenti/documenti/2012/maria_buonpastore.pdf

Il culto della Divina Pastora a Piminoro

Geniale, ricco di significato apostolico è il titolo che Mons. Tommasini, volle dare alla Madonna di Piminoro in armonia con la natura silvestre del luogo.

Una Madonna dal titolo insolito quanto suggestivo, la chiamò “Divina Pastora”, Protettrice dei pastori.

Al pittore Cristadoro di Messina venne dato l’incarico di eseguire il quadro della Divina Pastorella, secondo l’originale disegno ideato dal Vescovo. Questo quadro nel 1930 venne rubato e non se ne seppe più nulla. Il Vescovo Coppola, consolidò il culto della Divina Pastora, facendo una scultura lignea per la processione, incaricando per l’opera lo scultore napoletano Arcangelo Testa, il quale eseguì l’opera con precisi riferimenti al dipinto del Cristadoro.

La statua della Madonna è stata trasportata da Napoli a Gioia Tauro tramite un bastimento, il quale secondo una leggenda si smarrì a causa del cattivo tempo , il capitano della nave dopo aver invocato la Madonna , la tempesta cessò facendo così ritrovare la rotta verso Gioia Tauro. Da Gioia fino a Piminoro venne poi trasportata tramite un carro trainato da buoi.

A Piminoro sulla collina immensa, tra il verde degli alti monti, sull’ampia pianura Calabra e sul mare infinito, vi si trova la Vergine Madre. Dall’aspetto giovanile, col cappello a larghe tese, da cui sfuggono i capelli inanellati, stretta al collo una caratteristica mantellina, col Bambino assiso sulle ginocchia, graziosamente festoso, che tiene con la mano sinistra il laccio di un’agnellina.

L’arrivo della Madonna a Piminoro tradizionale canto

A Pumunoru ca si dicia ca ndava a veniri la Vergini Maria, lu bastimentu a mari si pirdiu e le patruni grazi nci cercau, chiddu ca fu miraculu di Maria, mu nci sarva lu bastimentu e tutta la cumpagnia, cu lu carru a Oppitu la portaru e ntra na stanza la posaru. Quandu si misuru in camminu pi Pumunoru , li foresteri non la volivanu dassari, ma quandu vitturu ca li Prunarisi si allarmaru, li foresteri grazi nci cercaru, e datu ca atru non potturu fari a Pumunoru vinnuru e l’accumpagnaru. Quandu la matri a Pumunoru trasiu tuttu lu mundu l’alluminau, nostra Madonna in prucissioni arrivau davanti alla chiesa ca si fermau, la Matri di Dio Maria tutti gridaru di la Pasturella la ntitolaru, o Maria di la Pasturella ca vui siti la chiù bella, a Pumunoro ca vi portaru e tutti grazi vi cercamu.

La festa nel corso della storia

Comitato

Da quando la preparazione della festa passò dal Procuratore del Seminario alla Chiesa Divina Pastora, un gruppo di volontari collaboratori affiancò l’Economo nella raccolta e nella gestione delle offerte (grano, granone, formaggio, patate, fagioli).

Il comitato successivamente si auto costituì in organo permanente della Festa per inoperosità del parroco che declinava ogni onere di responsabilità. Nel 1998 il comitato ha celebrato il 50 modi esistenza, presentando al popolo un rapporto sulla lunga amministrazione. Il fatto non era in piena sintonia con le norme ecclesiastiche, ma si rendeva comprensibile per particolari situazioni psicologiche e ambientali. Si sa che ogni cambiamento esige un lenta e progressiva maturazione, che aiutava la crescita spirituale e comunitaria.

La Festa e l’Incanto

Ilruolofondamentale attribuito dalla teologia alla figura della Vergine trova riscontro nella devozione popolare, che all’immagine di Cristo vero uomo e vero Dio, accettata gradualmente, affianca quella della Madre, capace di intercedere per i fedeli presso il suo Divino Figlio, l’onnipotente giudice dell’umanità. Questo processo di identificazione popolare e teologica culminò nei secoli del Basso Medioevo con la straordinaria diffusione della preghiera mariana come mezzo per invocare la misericordia divina attraverso l’intercessione della madre di Cristo, solennemente definita da san Bernardo, che la pose al centro del suo ideale mistico, come mediatrice universale di tutte le grazie. Luglio da sempre nella tradizione del Paese fu, e tuttora continua ad essere, il mese della festa Patronale, della Divina Pastorella. Come già abbiamo avuto modo di vedere tra Piminoro e la Pastorella viè un legame unico nel suo genere, cosi lo si ha con i giorni festivi dedicati alla sovrana di questo popolo, che sussistono sin dalle origini di Piminoro. La Festaricordava l’origine del paese e rinvigoriva l’attaccamento al patrimonio sacro ereditato dagli avi. La Festa Patronale, per tutti i paesi, come questo, costituisce il perno attorno al quale ruota l’intero anno civile. La si attende con vivo desiderio; la si prepara con diligente cura per mesi; la si gusta con intima emozione; la si celebra con generale partecipazione dai credenti e dagli agnostici, dalla prima sera della Novena agli ultimi vocii squillanti della mezzanotte festiva. � un evento religioso e civile che ingloba la fede nella divinità, accettata con spontanea adesione, e il mondo magico delle credenze sacre.

L’animo si scarica del peso dinibizioni lungamente accumulate; si dilata in nuove sensazioni; si ristora in rinnovata giovanile fiducia. Dal fondo della natura umana sorge il bisogno della festa, che non può essere depennata dal calendario.

Nel calendario liturgico non vi è un particolare giorno che viene dato alla venerazione della Vergine Maria sotto il titolo di Madre del Divin Pastore, cosi Il Vescovo Tommasini in quegli anni oltre a pensare una immagine per il villaggio; promosse la Festa annuale in suo onore, non scegliendo un giorno prestabilito ma più tosto uno mobile, fissandola alla Seconda Domenica di luglio, periodo che vedeva i Chierici del Seminario lasciare Oppido e trasferirsi sulla amena collina insieme con il Vescovo.

Dal 2019 proprio perchè non esistendo una data specifica nel calendario liturgico la festa liturgica della Divina pastora è stata fissata al secondo sabato di Luglio. Il giorno festivo è preceduto, dalla novena, il periodo di nove giorni che aiuta e guida il fedele a prepararsi e capire il giusto valore della vita cristiana. In questi giorni il tempio si vivacizza di preghiere, si allieta da canti e si popola di gente venuta da ogni dove per pregare in modo sano e sereno senza essere turbata da rischiose banalità, qui in effetti, Il senso della comunità, della socialità, del rapporto umano, si arricchisce di valori morali e di sensazioni seducenti che alimentano il desiderio di una vita nuova e frenano la tendenza individualistica prevaricante. La novena si conclude il giorno di sabato, quando centinaia di persone affollano la chiesa per partecipare alla Santa Messa, recitare la supplica e alle 12:00 circa guardare il maestoso simulacro della Vergine venire sceso dall’altere maggiore, qui tutti i cuori si rinfrancano, e le coscienze si smuovono, un incessante sfilata di gente accorre alla Vergine per deporre ogni richiesta, per ringraziarla dei favori dati, o più semplicemente per ricredersi dei propri peccati e chiedere conforto e aiuto, a colei che sola può presentarsi dinnanzi a Dio, perchè mediatrice di tutte le grazie.

Il simulacro viene poi portato in una piccolissima processione che partendo dal tempio arriva nel luogo dove un tempo c’era l’antica chiesa, distrutta dall’alluvione del 1951, poi viene riportato in chiesa, posto sul trono per la processione del pomeriggio.

ed in fine dei piccoli complessi allietano la serata che si protende fino a notte inoltrata. Il giorno di domenica è un chiassoso vocifero di lodi, canti ed inni intonati a Maria; le prime luci dell’alba sono scanditi da forti fuochi pirotecnici che svegliano gli abitanti mentre già la banda musicale allieta le viuzze del piccolo centro, di buon mattino tamburi rimbombano su spesse mura di pietra che formano piccoli vicoli e che caratterizzano l’intero paese, tutto punta alla gioia, alla festa, un forte e sentito esordio che caratterizza poi l’intera giornata, di buon mattino il tempio già aperto e meta dei continui arrivi di gente vicina e lontana, che qui viene a chiedere e a ringraziare di ciò che ha ottenuto, molti di noi paesani cerchiamo di raggiungere fra i primi il tempio per partecipare in modo adeguato alla liturgia eucaristica. Una singolare tradizione che tuttora si vive durante la liturgia è il Panegirico, punto qualificante della festa e momento esaltante, esso non è altro che il discorso laudativo una forma di omelia- discorso in cui si esaltano la virtù di Maria, si spiega il significato teologico di un così originale titolo quale è quello della Divina Pastorella, insieme si rievoca la fondazione del paese e la sua successiva consacrazione al cuore della Pastorella, che forma il nucleo centrale dell’arringa.

Originariamente l’incanto della Varasi palesava come la trovata geniale escogitata a sostegno delle spese della Festa.

Nei primi anni del villaggio il costo della Celebrazione pesava tutto sull’amministrazione del Seminario. L’arrivo dell’esercito francese (1806), però, gettò il Seminario nella penuria e il Procuratore non ebbe più il denaro da destinare alla Festa di Piminoro.

Il paese dovette allora provvedere alle spese e spuntò l’idea dell’Incanto, Le due classi, contadini’ e massari’, che formavano un tempo la popolazione del paese, nella persona del loro rappresentante, gareggiava nell’offerta maggiore in denaro. Questo da diritto al trasporto della Statua. La gara, che si svolgeva all’inizio dellaprocessione, tra un pullulare frenetico di folla acclamante, assurse a spettacolo colorito e segno di attaccamento allaimmagine. Fino agli anni trenta l’offerta consisteva nel dono di grano, di patate, di fagioli; poi venne tramutata in denaro.

Dal 2016 questa forma è stata vietata dalle autorità ecclesiastiche.

Inoltre c’era già stato un decreto precedente che aboliva questa forma di incanto che risale al 1986.